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Il legame è qualcosa di più di una relazione. Una relazione si trasforma in legame man mano che si costruisce e si rafforza un immaginario comune, si crea quello che gli psicologi chiamano una "collettività inconscia".
Ma basta poco che i "legàmi" diventino dei "lègami".

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LA COPPIA

L’essere umano nasce incompleto e per condurre la propria vita e proseguire la specie necessita di un atto di complementarità con il suo opposto. Sembra che questo sia il motivo biologico dell’esistenza della coppia, cioè un bisogno di legame profondo insito nella natura stessa degli individui. All’inizio il legame con la mamma assicura la vita, in seguito la differenza di genere assicura la sopravvivenza della specie.
Questo bisogno comporta che si viene a creare una intensa dipendenza tra i due partner. Il termine legame ha due accezioni. Il legame che unisce amorosamente e che ci assicura che non restiamo soli indica il legame nel suo aspetto di “unione” mentre all’opposto il legame che lega coercitivamente e che non ci permette di andare indica il legame nel suo aspetto di “assoggettamento”. Basta un piccolo spostamento semantico nell’accento che la parola legàmi diventa lègami dando immediato il senso del cambiamento di significato.

Il legame è qualcosa di più di una relazione. Una relazione si trasforma in legame man mano che si costruisce e si rafforza un immaginario comune, si crea quello che gli psicologi chiamano una collettività inconscia. Infatti quando i partner di una relazione sentono di comprendersi reciprocamente, si influenzano nella produzione di rappresentazioni condivise, di riti e miti che diventano fondanti, possiamo parlare di legame di coppia. Tra i due si crea una sintonia che porta a sincronizzare comportamenti e reciproche reazioni. Si intensificano gli affetti e i due si avvicinano anche loro malgrado. Si crea una sorta d’illusione che li fa sentire della stessa specie e contemporaneamente speciali, unici.Si sincronizzano credenze, visioni del mondo, atteggiamenti nei confronti della realtà che portano a percezioni impressionistiche, tipo telepatia, che si basano su un sentire comune. Questo processo di rimodellamento reciproco dell’immaginario è un processo inconscio.

Modellando l’immaginario dell’altro e facendoci modellare il nostro immaginario dall’altro, il partner inevitabilmente diventa una parte di noi. E’ questo mondo inconscio fatto di rappresentazioni condivise che crea il noi della coppia configurando l’intimità tra i partner, intimità unica ed irripetibile in altre relazioni, basata su patti segreti, su accordi detti e non detti, su lealtà invisibili, per citare Framo,  che si consolidano sempre più creando l’identità della coppia.
L’altro che prima era alla periferia del sé ne diventa parte integrante. Infatti il legame tende a cancellare i limiti interpersonali, a perdere identità identificandosi con l’altro, cioè tende alla simbiosi. La dipendenza emotiva porta a far dimenticare che si è diversi con differenti bisogni. Così nasce il legame amoroso, fondato sulla comune rappresentazione della collettività inconscia che i partner hanno costituito, colorato da quella ridondanza affettiva che il sentimento di innamoramento ha amplificato, così follemente sprovvisto di razionalità.

PROBLEMI DI COPPIA

Quando nella creazione di una storia iniziano gradualmente a riemergere i propri bisogni individuali quella stessa condizione psichica “in comune”, che si è organizzata in maniera inconscia, può portare alla sensazione che l’altro abbia un ascendente troppo forte e che voglia influenzare o addirittura annullare la propria personalità. Infatti il momento più difficile per una relazione è il passaggio dall’innamoramento all’amore, cioè il passaggio ad un armonico equilibrio tra l’immaginario condiviso ed i propri bisogni reali. La collettività inconscia resta formalmente unita, ma non si accorge che i contenuti dell’immaginario iniziano a diversificarsi.
Molto spesso queste discrepanze creano distanze che nel corso di qualche anno portano ad un netto differenziamento dell’immaginario comune ed alla sensazione di perdita del sentire condiviso.
Nella fase della creazione di quella comunità inconscia di cui parlavamo, la fase della scelta, dell’innamoramento, l’immaginario della coppia è autoreferenziale, non c’è spazio per altro o altri, è interamente occupato della relazione, e tantomeno c’è spazio per un figlio. L’arrivo dei figli può ulteriormente complicare questo processo Progressivamente l’immagine di un figlio si introduce come terzo nella coppia, ma non si si introduce allo stesso modo in entrambi, (l’amore per il figlio, le fantasie progettuali su di lui, ecc) al contrario, nei due partner, iniziano ad emergere le differenze legate alle aspettative della cultura familiare d’appartenenza ed alla propria storia personale. Il momento difficile della fine dell’innamoramento e del passaggio all’amore viene reso ancora più critico. L’altro torna alla periferia del proprio sé. La frustrazione della delusione porta al desiderio di espulsione.
Tante coppie si rompono in questi passaggi delle fasi evolutive del loro percorso o rimangono in vita piene di conflitti.
Le tensioni tendono a cristallizzarsi attorno a nuclei d’insofferenza solitamente incompresi. Le spiegazioni della crisi che i partner si danno di solito riguardano specifici comportamenti dell’altro che non hanno consentito a quel sentire comune di essere speciale e della stessa specie. La colpa è sempre dell’altro che non ci capisce, non ci rispetta e non si prende cura di noi.
La collettività inconscia, con grossi traumi, si scioglie e la cosa più drammatica è che non sa nemmeno perché. I processi sono per lo più inconsci. E’ molto difficile riuscire a dargli senso e parola. I sentimenti di delusione e rabbia, che fanno da padroni, lo impediscono.
E’ questo il momento in cui Psicologi ed operatori delle professioni d’aiuto possono intervenire efficacemente.


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