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istituto Imago psicoterapia
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Il nostro approccio

PSICOTERAPIA PSICODINAMICA

L'approccio che utilizziamo è psicodinamico  e quindi parte dalla Psicoanalisi ma la supera grazie ai tanti contributi che il pensiero freudiano ha avuto nel tempo, dalla Psicologia delle relazioni oggettuali, la Psicologia del Sé che da altre aree di ricerca nell’ambito della psicologia clinica e dei modelli di funzionamento della personalità umana. Le influenze non psicoanalitiche sono date soprattutto dal contributo che, dagli anno '80, ci viene dal pensiero sistemico, per quanto concerna gli studi sulla relazionalità, e dal lavoro di W. Reich e A .Lowen per la Psicologia corporea.
 
Al di là degli aspetti teorici del modello, per approfondire i quali ci sono innumerevoli fonti ben più autorevoli, la  psicoterapia psicodinamica lavora su alcuni aspetti essenziali nell’incontro con un paziente. Si lavora innanzitutto sulle emozioni, su ciò che sentiamo mentre viviamo, il cui significato spesso ci sfugge, disorientandoci o bloccandoci. Si affrontano le dinamiche relazionali del paziente, sia quelle che si sviluppano nella stanza di terapia con il terapeuta sia quelle che dominano la vita relazionale esterna  di chi chiede una consultazione, ricercando quegli elementi che tendono a ripetersi inconsapevolmente. Si individuano i modelli interiori di funzionamento, ossia quelle matrici che ognuno porta dentro di sé  e che talvolta sono l’unico modo che viene utilzzato per guardare la realtà e ciò che accade nella vita.. Ma si lavora anche sui sintomi del malessere, provando a coglierne l’origine, a scrutarne il senso, a collocarlo e superarlo. E‘ un percorso che non può prescindere dall’obiettivo di rendere chiaro e manifesto ciò che appare nascosto e inconscio, confuso e apparentemente inaccessibile.

Lo Psicodramma Analitico

Lo Psicodramma è una tecnica psicoterapeutica nata da un’intuizione di Jakob Levi Moreno: la forza espressiva del setting teatrale può essere finalizzata alla risoluzione dei conflitti interiori. I contenuti emozionali vengono rappresentati su un meta-forico palcoscenico attraverso la messa in scena dei propri vissuti.
Il “mettere in azione” permette di rivivere emotivamente i temi ed i  conflitti individuali  con la forza della realtà.
Il protagonista, con l’aiuto del conduttore in qualità di regista, del gruppo in qualità di co-attori (Io-Ausiliari) e di specifiche tecniche (doppiaggio, inversione di ruolo, specchio, soliloquio, scultura familiare, etc.), ha l’opportunità di esprimere, non solo verbalmente ma anche con la forza dell’azione, i nodi della propria esistenza, rivivendoli e di ridefinendoli creativamente.
Lo Psicodramma più che una teoria è uno strumento di lavoro. Enfatizza l'azione in modo che ciò che solitamente viene solo narrato dal mitico lettino dello psicoanalista, con lo psicodramma viene agito, recitato, per fare in modo che i vissuti siano molto più intensi e le soluzioni più fortemente sentite, per essere poi applicate nella vita quotidiana.
Nel pensiero di Moreno la psicopatologia è una progressiva diminuzione della spontaneità e della capacità di trovare soluzioni creative entrambe dovute al tentativo di adattarsi alle richieste del mandato familiare.
La nascita del metodo psicodrammatico tiene dunque conto dell’assunto che le psicopatologie nascono dal tentativo dell’individuo di soddisfare le attese di un ambiente che attraverso ruoli e comportamenti impone un mandato spesso contrapposto alle tendenze personali.
Il setting dello psicodramma è uno spazio che, aprendosi alle drammatizzazioni, si moltiplica simbolicamente. Come affermava Moreno: ‘’l’atto viene prima della parola e la include‘’ . Nello psicodramma, a differenza delle terapie verbali, ciò che appartiene al mondo del profondo, dell’inconscio, ciò che noi chiamiamo “emergente”, non viene solo raccontato, ma drammatizzato con tutta la forza delle emozioni e rivissuto, riletto, interpretato da protagonista della propria esistenza.
Il setting terapeutico dello psicodramma si propone dunque di costruire una rappresentazione scenica spontanea, che permetta:
di rendere visibile ed interpretabile il materiale latente;
di far rivivere sulla scena i conflitti intrapsichici;
di sdrammatizzare, nell’interazione con il gruppo, le frustrazioni interiori favorendo la rielaborazione delle fasi critiche dello sviluppo;
di riconoscere nel corpo il linguaggio dell’inconscio e i segni di malessere psicologico;
di rendere consapevoli i conflitti interpersonali;
di rielaborarli e di sperimentarne percorsi risolutivi;
di restituire al soggetto la propria spontaneità e di sviluppare il proprio potenziale creativo.
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